stelle alpine

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lunedì 26 marzo 2007

Sciando verso Forca dei Disteis - 24 marzo 2007


















Giunti all’altipiano del Montasio ci avviamo verso la Forca senza seguire il sentiero.
Siamo emozionati dalla vista innevata, per me è la prima volta che vedo l’ambiente così bianco!
Sergio è emozionato quanto me J
Però il tempo non è sereno, solo qualche raggio di tanto in tanto appare.
Salendo dimentichiamo il tempo, fa anche caldo e ci spogliamo.
Neppure uno stambecco!
Però lassù, a quota 1700 circa, forse più, un gruppo di pernici bianche prende il volo davanti a noi, più tardi una bellissima aquila vola sopra di noi.
A 150 metri dalla forca ci accorgiamo di proseguire nel bianco totale, non si vede ad un palmo di naso.
Io non penso ma lui si per fortuna!
Dobbiamo scendere!
Non sappiamo sciare e non possiamo avventurarci così!
Tanto anche se arriviamo lassù non vediamo nulla.
Allora torniamo indietro, all’inizio seguiamo le impronte lasciate, poi la visibilità si apre e possiamo scendere verso valle.
La neve fresca è difficile! Lo sci va dentro bloccandoti di colpo, abbiamo fatto diversi voli.
È stato faticosissimo!
Infine, siamo arrivati al parcheggio, dove parte la strada.
Non è stata meno faticosa perché la pendenza è poca se non in alcuni punti.
Dopo 900 metri di dislivello, finalmente, l’auto!

venerdì 23 marzo 2007

Monte Avanza - 5 ottobre 2006


Già nella strada apparivano le Giulie imbiancate dalla nevicata notturna.
Giunti a Sappada notiamo anche lì i monti che brillano di bianco!
Partiti per il sentiero 173, un po’ difficile da trovare, mal segnato, siamo saliti verso il canale costeggiando le ripide pareti del Cjadenis, un cartello ci ha confusi segnalando “le trincee”, in effetti era giusto ma poi si prosegue dritti abbandonando le trincee, dove c’è il bollo bianco e rosso.
Verso un canalone, dove l’idea è di arrivare alla forca, c’è invece la deviazione a SX, si sale su cenge esposte col sentiero ben marcato, probabilmente andare su per il canale è una scorciatoia ma visto che si arriverà poi sui ripidi seguiamo la via CAI.
Al termine si arriva su verdi che continuando a salire a SX, arrivano al Passo dei Cacciatori.
Invece voltando a DX, si prende un altro canalone di ghiaie che si chiama Campanili di Genziane.
Arrivati lassù alla forcelletta notiamo che il sentiero su esposti è innevato, ci fermiamo al sole a mangiare visto che è già mezzogiorno passato e la fame si fa sentire. Abbiamo dormito questa mattina!
Ogni tanto appare il sole tra le nubi nere, qualche foto e film riusciamo comunque a farlo.
Proseguiamo nel sentiero, salendo su roccette e poi entrando in trincea, più sotto, pochi metri, notiamo il sentiero CAI, ma noi stiamo su, dentro la trincea, è più bello. Infine si ricongiungeranno.
Un tratto di cavo aiuta a superare un esposto, poi caverne, gallerie, resti di fortini della prima guerra in un ampio avvallamento, da lì parte l’attacco alla vetta, segnato da ometti di roccia, non vedi mai la vetta, porre molta attenzione causa la neve che un scivolone renderebbe fatale. Superato l’inizio tutto è più facile, infantile.
Ed ecco! Sergio mi grida “ci sono!” due croci di legno marcio, un contenitore del libro di vetta e dentro un piccolo block notes colmo di firme.
Però la nebbia nasconde i panorami, filmiamo quel poco che si vede e scendiamo, questa volta andremo su al Passo dei Cacciatori, e poi su fino a Passo Sesis, bellissimo giro, infine scenderemo passando dal rif. Calvi che è chiuso, e infine giù all’auto.















Creta Forata - 10 novembre 2006


Il cielo era serenissimo. Temperature circa 0 abbassate dal vento.
Poi la salita verso la vetta, si nota una traccia di sentiero non segnato sulla mappa, va su verso SX rispetto al nostro.
Cerco la finestra di roccia e non la vedo, che strano!
Infine troviamo un luogo tranquillo dal vento, però all’ombra, la fame si fa sentire, ci tocca mangiare, poco perché si deve andare avanti.
Ora si attaccano le famose “facili roccette” così nominate nelle relazioni.
Si sale, finalmente il sole, sulla vetta c’è il sole.
C’è il libro di vetta con un timbro ed il tampone asciutto, così niente timbro.
Poi una modesta croce, di dimensioni non esagerate.
Foto ricordo, sguardi lontani alle altre cime. Saluti al Montasio ed a tutte le Giulie! J
Bisogna ridiscendere perché il buio viene presto.
È lunga la discesa!
Raggiunta la forca, finalmente il sole, un volo di pernici tutte bianche ci emoziona!
Si scende, viene buio, superiamo in tempo i tratti col cavo, poi toccherà indossare le lampade frontali.
Arriviamo giù all’auto che sonno circa le 17.30.














martedì 20 marzo 2007

Ferrata Tridentina - 24 agosto 2006

































La ferrata parte ripida, prima con cavo metallico, poi con pioli a scaletta, una ripidissima scalinata nella roccia.
Un po’ prima dell’uscita incomincia a piovere, ne usciamo e troviamo riparo in un castelletto di roccia, ora potremmo tornare indietro dalla via di fuga, scattiamo un po’ di foto, intanto esce il sole, tutti come noi, bagnati fradici, decidono di proseguire, sperando…
Così raggiungiamo nuovamente i ferri, il secondo attacco della via, corre parallela alla cascata che salendo avremo sempre sulla SX, a metà di questa rampa sale la nebbia, prima piove dirotto, poi ci investe una tempesta di fittissima grandine piccola circa 3 mm di spessore, ora stiamo scalando non più in su, verticale, ma bensì un traverso SX, in una strettissima cengia di roccia, dove talvolta il passaggio è impervio ma sempre ben attrezzato, col cavo ben teso.
Si raggiunge intanto il tratto dove parte la seconda via di fuga, si può salire dritti al Rifugio Cavazza al Pisciadù evitando la ferrata.
Gente davanti a noi decide questa soluzione, noi anche, saliamo però non troppo convinti, più su attraversiamo il rigagnolo che forma la lunga cascata, c’è di nuovo il sole, ci scalda dal freddo subito, vediamo altra gente che sale, salgono la ferrata, si libera il cielo dai residui di nebbia che restano bassi, vediamo così tra le rocce il ponticello della ferrata, quelli che scalano la Torre Exner sono fortunati, c’è il sole, noi ci fermiamo e mangiamo, è quasi l’una, c’è fame!
Infine scendiamo e torniamo alla ferrata! Attacchiamo e ci accorgiamo subito che la via è più faticosa in questo ultimo tratto, è ripidissima, i pioli ci aiutano, talvolta sono esposti in fuori, dove tutto il corpo deve lavorare, non siamo neppure allenati, quest’anno di ferrate ne abbiamo fatte poche, però riusciamo a salire senza intoppi.
Raggiungiamo il ponticello, è molto più corto del previsto, si trova su un orrido dove dalle fessure si ammira il panorama di Corvara e della Val Badia, è stupendo! Tra i pascoli verdeggianti con le mucche e le montagne di fronte che noi ancora non conosciamo.